GLI ORMONI CHE REGOLANO LA FAME
Gli ormoni che regolano il senso della fame sono la grelina, leptina, colecistochinina
Vi siete mai chiesti come mai mangiamo così tanto e spesso senza freni inibitori?
Possibile che siamo diventati tutti dei libidinosi del cibo, a tal punto da non riuscire a fermarci?
Molto spesso diamo la colpa al marketing delle società alimentari (che ci riempiono di spot pubblicitari) e ad una più che efficiente distribuzione alimentare (dovunque andiamo c’è del cibo invitante che ci aspetta).
In effetti anche questo ha il suo peso, ma vi assicuro che il principale colpevole è il cibo che mangiamo e lo stile di vita che conduciamo.
Ovviamente i primi ad essere incriminati sono gli zuccheri ed i carboidrati insulinici e cercherò ovviamente di spiegarvene i motivi.
Vi siete mai chiesti quali sono gli strumenti che il nostro corpo utilizza per comunicarci tali necessità?
In questo capitolo conosceremo i 3 ormoni messaggeri delle fame e della sazietà, ovvero la grelina, la colecistochinina e la leptina. Questi ormoni possiedono degli speciali recettori nei neuroni cerebrali e di conseguenza agiscono direttamente nel farci percepire la necessità o meno di alimentarci.
La grelina ci fa percepire la fame, la colecistochinina ci dà la sensazione durante il pasto di essere pieni e la leptina inibisce la sensazione di fame (tra un pasto e l’altro).
Vediamoli uno per volta.
La grelina
La grelina è un peptide composto di 28 aminoacidi e viene prodotto principalmente dalle cellule presenti sul fondo della mucosa gastrica (nello stomaco). Una volta secreto nel sangue, raggiunge i neuroni nel nucleo arcuato e nell’ipotalamo, dove tramite dei recettori stimola il senso della fame. La produzione della grelina è regolata dalla presenza della leptina, quindi solo il calo di questo ormone, permette alle cellule dello stomaco di produrre l’ormone specifico della fame.
La leptina
La leptina è un ormone prodotto dalle cellule adipociti (del grasso) durante l’assimilazione dei lipidi trasferiti dalle lipoproteine (Vldl, Ldl, chilomicroni). Questo messaggero oltre ad inibire la produzione di grelina (non facendoci percepire la fame), agisce sulle funzioni della tiroide. Difatti esso è in grado di stimolare l’ipotalamo al rilascio del Thr, che a cascata causerà il relativo aumento della produzione degli ormoni tiroidei. Al contrario, in caso di carestia (o semplicemente saltando un pasto), la tiroide sarà stimolata dalla leptina a diminuire la produzione degli ormoni tiroidei inducendo il nostro corpo ad un consumo calorico inferiore. Il meccanismo della leptina è tra i più studiati dagli scienziati che si occupano dell’obesità. Infatti le persone obese dovrebbero sentirsi sazie mentre in effetti, sono affette da una sensazione di fame perenne. L’anomalia consiste in una forte produzione di leptina ma che non riesce ad agire sulle cellule bersaglio (quelle che producono la grelina). In tal caso si può parlare di leptino-resistenza.
La colecistochinina
La colecistochinina è un ormone secreto dalle cellule presenti nella prima parte dell’intestino. La sua secrezione regola il rilascio della bile e degli enzimi pancreatici ed in particolare agisce sulla la stimolazione vagale, determinando il senso di sazietà. Inoltre è in grado di rallentare lo svuotamento dello stomaco lasciando all’intestino tenue, il tempo di digerire meglio i grassi e le proteine. Per questo motivo il rilascio della colecistochinina è stimolata dall’assunzione di grassi e proteine, ma non dai carboidrati. Questo ormone, pur non essendo in rapporto diretto con gli altri due ormoni (grelina e leptina), è il principale attore nel determinare la sazietà, impedendoci di mangiare fino a scoppiare. Il senso di sazietà viene poi mantenuto dalla leptina che ha un tempo di reazione assolutamente più lungo, ma duraturo nel tempo (“effetto staffetta”).
Ecco come funzionano questi ormoni quando mangiamo
Quando ci sediamo a tavola, abbiamo bisogno che il nostro metabolismo ci comunichi man mano che stiamo mangiando quando è il momento di fermarsi (perché il corpo non necessita di altre calorie o nutrienti). Il messaggero responsabile di questo tipo di comunicazione è l’ormone colecistochinina, che è in contatto diretto con i nostri neuroni. Ebbene la colecistochinina è prodotta solo con l’introduzione nello stomaco di proteine e grassi e non dalla presenza di carboidrati.
Vi faccio un esempio pratico.
Di fronte ad un piatto di porchetta ed un piatto di pasta al pomodoro, quale dei due cibi vi induce a lasciare prima la tavola?
La carne di maiale molto grassa ci sazia velocemente, mentre saremmo indotti (soprattutto se è buona) a mangiare un secondo piatto di pasta. Questo è un esempio concreto di come, tra due piatti che contengono le stesse calorie, il nostro corpo non sia in grado, con i carboidrati, di regolare l’assunzione calorica.
Un altro ormone che svolge un ruolo chiave nella percezione del senso di fame è la grelina, infatti quando arriviamo vicino all’ora di un pasto, è questo ormone che ci spinge a mangiare.
La presenza di grelina è regolata da un altro ormone la leptina (che la inibisce). La leptina è secreta dalle cellule adipose man mano che queste assimilano i trigliceridi dalle lipoproteine. Quindi la sua produzione è regolata dalla velocità di assimilazione del grasso da parte delle cellule adipociti. Ciò significa che quando mangiamo un pasto a base di carboidrati insulinici, l’insulina accelera l’assunzione del grasso da parte degli adipociti, inducendoli a produrre dei picchi di leptina. Con il calo glicemico assistiamo anche ad un calo della leptina nel sangue e quindi riparte la secrezione di grelina.
L’uomo primitivo non mangiava carboidrati insulinici e la produzione di leptina era costante e duratura nel tempo. Certo la natura non aveva preso in considerazione un cambio così straordinario e repentino della nostra alimentazione.
Anche lo stress (che fa rilasciare il cortisolo) induce ad un calo di leptina e ad un aumento dell’ormone grelina e quindi del senso di fame. Difatti quando siamo stressati siamo assaliti dalla classica fame nervosa che ci induce a cercare alimenti grassi e pieni di zucchero.