LO ZUCCHERO DANNEGGIA IL CERVELLO
L'eccessivo consumo di zuccheri danneggia i neuroni del cervello creando dipendenza
Il cervello è tecnicamente l’unico organo che non si rigenera, in quanto le cellule cerebrali che lo compongono (i neuroni) non si replicano, rimanendo le stesse da quando raggiungiamo la vita adulta fino alla nostra morte. Dovremmo mantenere in ottimo stato i neuroni, evitando che siano coinvolti in un processo degenerativo (Alzheimer) o che inizino ad alterare la loro produzione di neurotrasmettitori (serotonina, dopamina e noradrenalina), fondamentali per governare il nostro corpo. Per esempio il Parkinson è dovuto all’incapacità dei neuroni di produrre dopamina.
Il buono stato del nostro cervello ci preserva da malattie come la depressione (che porta alla schizofrenia ed altre malattie mentali) e ci assicura un’esistenza felice.
La classe medica ci raccomanda di avere cura del nostro cervello e con l’avanzare dell’età, di mantenerlo attivo con esercizi mentali specifici. I medici affermano che lo zucchero è fondamentale per il funzionamento dei neuroni; quindi un’alimentazione a base di carboidrati, a sentire loro, è importante proprio per tale motivo.
Ricordate un famoso spot degli anni ‘80 nel quale una nota casa produttrice di zucchero, magnificava l’importanza dello stesso per il nostro cervello?
Siete davvero convinti che sia così?
Indubbiamente è vero che i neuroni hanno bisogno di glucosio, ma non di assumerlo come facciamo oggi.
Sarebbe come paragonare una doccia calda ristoratrice fatta nel vostro bagno, con qualcuno che vi bagna con un idrante dei vigili del fuoco.
Tanto si tratta sempre di acqua!
Il cervello ha a disposizione i carrier Glut 1 (rif. pag. 81), che gli permettono di rifocillarsi di zucchero per le sue attività basali. Quando invece ha bisogno di più energia, attiva il cortisolo che alza il glucosio nel sangue e tramite i carrier Glut 3 (rif. pag. 81) aumenta il rifornimento di energia ai neuroni.
Un meccanismo equilibrato che viene stravolto però dall’azione dell’insulina. Sotto l’effetto di questo ormone, dovrà subire un “up and down” dovuto prima al picco e poi al calo glicemico. Significa che i Glut 3 aumentano il trasporto di glucosio nel cervello, non perché questi ne abbia fatto richiesta (tramite il cortisolo) ma semplicemente perché abbiamo fatto un pasto iperglicemico. Inoltre l’insulina interagisce con i neurotrasmettitori dei neuroni.
L’insulina inibisce l’accesso ai neuroni degli aminoacidi necessari a produrre la dopamina e la noradrenalina. Infatti utilizza gli stessi carrier disponibili (molecole che trasportano gli aminoacidi), ma solo per trasportare all’interno dei neuroni, il triptofano (precursore della serotonina). Per tale motivo i neuroni
potranno solo produrre la serotonina e lo faranno in maniera eccessiva. Ciò causerà un grande squilibrio che noi percepiremmo come un picco di euforia e benessere.
Purtroppo dopo due ore interviene (per il calo glicemico) il cortisolo, questi esclude il triptofano, accelerando il trasporto dei precursori della dopamina e della noradrenalina.
Abbiamo già detto, che questi due neurotrasmettitori generano altre sensazioni, tra cui insoddisfazione e frustrazione. Il nostro cervello ed i nostri pensieri con l’intrusione del cortisolo, subiscono un “up and down”, che modifica involontariamente sia le nostre sensazioni che il normale equilibrio dei neuroni.
Al contrario, un’alimentazione a base di carne, pesce, frutta e verdura (com’era la nostra dieta ancestrale), fornisce le giuste quantità di aminoacidi per produrre i neurotrasmettitori e nello stesso tempo, lascia al nostro cervello la scelta di utilizzarli nei modi e nei tempi che ritiene necessari (in un perfetto equilibrio).
In effetti dovrebbero essere i nostri pensieri a generare il nostro stato d’animo (attivando i giusti neurotrasmettitori) e non il contrario. Se i neuroni sono obbligati ad utilizzare un determinato neurotrasmettitore, anche il nostro stato d’animo cambierà in base a questo, senza la nostra volontà.
Tale meccanismo è anche alla base della nostra dipendenza dai carboidrati. Difatti il nostro cervello è sempre alla ricerca di benessere, quindi dopo aver provato la sensazione di calma della serotonina (una vera dose da cavallo), ci spinge alla ricerca di cibi zuccherati o di carboidrati, per ritornare a quella sensazione di serenità. Il fenomeno è ancora più forte (compresa la voglia che ne deriva), quando siamo nella fase del calo glicemico o quando siamo stressati (perché il cortisolo ha escluso il triptofano dai neuroni).
Non a caso quando siamo depressi o delusi da qualcosa, affoghiamo i nostri dispiaceri nella cioccolata o nel gelato. Anche da questo deriva il nostro desiderio di cibi ricchi di carboidrati e zuccheri, perché il nostro cervello avverte la mancanza di quei picchi di serotonina.
Vi ricorda qualcosa questa dipendenza?
Sicuramente lo stesso effetto che ci provoca l’assunzione di droghe, che infatti utilizzano gli stessi neurotrasmettitori.
Tornare ad un’alimentazione equilibrata, permetterà al nostro cervello di disintossicarsi dagli eccessi di serotonina, senza più avvertire la necessità d’ingerire zuccheri e carboidrati, stabilizzando l’umore, diminuendo gli scatti d’ira, l’irrequietezza e l’insoddisfazione.
Anche l’attività fisica e la giusta integrazione facilitano il ritorno alla normalità.