I DANNI DEL GLUCOSIO ALLE NOSTRE CELLULE
La dieta moderna ricca di glucosio crea danni alle nostre cellule
L’insulina, come abbiamo già detto, si preoccupa di eliminare il glucosio dal sangue.
Cosa succede quando le riserve del fegato (70 grammi) e delle fibrocellule bianche (300 grammi) sono piene e la matrice extracellulare e tutte le cellule sono stracolme di zucchero?
A questo punto l’insulina ha un’ultima soluzione a disposizione per riportare il glucosio a livelli normali, ovvero aumentare la produzione di lipoproteine Vldl (dal fegato) e costringere le cellule adipose (adipociti) ad accelerare l’assimilazione dei trigliceridi dalle stesse.
Quest’azione può, ad onor del vero, essere considerata una vera e propria violenza nei confronti nelle cellule adipose. Infatti l’evoluzione aveva previsto un percorso assolutamente più dolce per stipare il grasso in eccesso, al contrario di quello attivato dall’insulina. Vediamo i due differenti percorsi.
La via ancestrale del grasso
Quando mangiamo cibi ricchi di grassi, le molecole in essi contenute, vengono assimilate dai villi intestinali, i quali producono le lipoproteine chiamate chilomicroni. Tali sfere di grasso sono immesse nel sistema linfatico e trasportate fino al sangue. I chilomicroni rilasciano gli acidi grassi alle cellule che ne fanno richiesta (ai fini energetici). Consegnato tutto il grasso presente nel loro magazzino, vengono assimilate dal fegato (che le distrugge). Se al contrario, sono ancora ricche di trigliceridi, li trasportano alle cellule adipose. Le cellule bersaglio sono gli adipociti di grandi dimensioni presenti nel sottocutaneo. Queste cellule hanno il compito di proteggere il corpo dal freddo, infatti accrescono la loro dimensione nei periodi invernarli e la riducono in quelli estivi. Il trasferimento degli acidi grassi dai chilomicroni alle cellule avviene senza nessun ormone mediatore e quindi non subiscono stress cellulare nè l’apoptosi.
La via moderna del grasso
Nell’epoca moderna, l’alimentazione ricca di amidi e zuccheri causa l’attivazione dell’insulina che agisce sulle cellule adipose presenti nell’addome dell’uomo e nelle gambe e sui glutei delle donne. La dimensione di questi particolari adipociti è inferiore a quella delle loro sorelle, presenti nel sottocutaneo. Questo perchè non hanno il compito di contrastare il freddo, ma solo di trattenere momentaneamente l’eccesso di calorie ingerite (nel paleolitico poteva accadere di mangiare frutta in eccesso), per poi rilasciare il grasso nei giorni successivi.
Purtroppo l’alimentazione moderna con la sua elevata presenza di zuccheri, determina l’eccessivo stimolo nei confronti degli adipociti da parte dell’insulina. Cio causa stress elevati ed eccessivo rigonfiamento (particolarmente ai più piccoli) che porta alla compressione dei mitocondri cellulari, alla loro disfunzione e quindi all’apoptosi.
L’intervento dei mastociti, richiamati in loco per degradare le cellule morte, crea poi un’infiammazione. Un simile processo, fa del grasso addominale, una fonte inesauribile di citochine infiammatorie e radicali liberi.
Vi sembra possibile che la nostra evoluzione non abbia previsto il possibile stress degli adipociti ed il relativo effetto infiammatorio?
Sicuramente aveva altri piani per il nostro corpo e certo non avrebbe mai immaginato una quantità così elevata di zuccheri, da stipare sotto forma di grasso. Difatti l’insulina predilige le cellule dell’addome, per il semplice fatto che è la parte più irrorata di sangue, quindi più veloce per depositare il grasso e contestualmente più rapida da riutilizzare in presenza di un deficit di calorie (è il primo grasso che cala in caso di dieta).
Il glucosio non causa danni solo gli adipociti, ma a tutte le altre
cellule del corpo.
Il glucosio ed i danni alle cellule
Quante volte ci siamo sentiti dire che il nostro corpo va a zucchero?
Ci raccontano che il glucosio rappresenti il miglior combustibile per le nostre cellule.
Siamo veramente convinti che sia così?
La natura strutturale delle nostre cellule ci suggerisce una verità opposta. Esse sono predisposte per utilizzare il grasso come carburante (substrato energetico) e solo saltuariamente, dovrebbero utilizzare il glucosio.
L’unica eccezione si registra con le cellule nervose e con le fibrocellule di tipo 2b (fibra bianca muscolare). In tal caso, il neurone ha necessità di produrre molta energia per attivare le pompe sodio potassio (per produrre lo stimolo elettrico, grazie alla polarizzazione delle cellule) e ne possiede 100 volte in più delle cellule normali.
La fibrocellula dei muscoli (della fibra bianca) utilizza molta energia per la contrazione veloce (scatto e forza), possedendo pochi mitocondri ed una riserva di glicogeno (cristalli di glucosio prodotti dal fegato).
Le altre cellule sono totalmente diverse dai neuroni e dalle fibrocellule, dovendo produrre energie centesimali proprio per il numero ridotto di pompe sodio-potassio (senza avere la necessità di accelerare il proprio metabolismo).
Come vi ricorderete nella spiegazione della produzione energetica delle cellule (rif. pag. 125) esistono due vie: la prima è ad opera dei mitocondri, la seconda è la glicolisi.
- Il mitocondrio produce con una particella di acetil-coA (acido grasso) 34 Atp (particelle energetiche), utilizzando l’ossigeno che respiriamo dai polmoni.
- La glicolisi invece, usa particelle di glucosio e dopo dieci processi chimici produce una quantità di soli 2 Atp.
Dalla glicolisi si ottengono anche 2 particelle di acido piruvico, che dovranno subire un’altra lavorazione per trasformarsi in acetil-coA ed entrare nel mitocondrio.
La caratteristica del processo glicolico è la sua velocità di produzione, che se pur inefficiente, risulta molto elevata. Difatti nel tempo che il mitocondrio impiega per produrre una particella energetica (Atp), la glicolisi ne produce 5.
Le domande che ora vi pongo sono le seguenti:
Se non abbiamo bisogno di tanta energia, perché dovremmo attivare la glicolisi (come il turbo di un motore)?
Quanto può durare il motore di una vettura se lo tenessimo sempre al massimo dei giri?
Le nostre cellule hanno un loro metabolismo basale, per il quale l’evoluzione le ha dotate di un numero di mitocondri (con una produzione costante) capaci di produrre solo l’energia necessaria. Quando ingeriamo carboidrati, l’insulina per eliminare il glucosio dal sangue, lo pompa all’interno delle membrane cellulari con il sistema dell’osmosi (rif. pag. 59), obbligando le cellule ad attivare la via glicolica producendo così energia in esubero, che le cellule non sanno come utilizzare. Inoltre abbiamo già visto come l’eccessiva presenza di Atp, causi la mancata produzione dell’agente riducente Nadph, fondamentale per riattivare il glutatione e contrastare i radicali liberi generati dai mitocondri.
Al contrario, quando la cellula ha bisogno di carburante (acidi grassi), li richiede direttamente alle lipoproteine (che ne rilasciano la giusta quantità)
Un altro problema che coinvolge la cellula è l’eccessiva produzione di acido piruvico, dovuta al processo della glicolisi. Se il mitocondrio è cinque volte più lento rispetto alla glicolisi, significa che solo una piccola quantità di piruvato può trasformarsi in acetil-coA per essere utilizzata dal mitocondrio.
La cellula subirà una super produzione di acido piruvico che innalzerà l’acidità del citosol. L’eccessiva presenza di scorie acide all’interno della cellula, a sua volta causa il danneggiamento delle strutture proteiche. Per evitare ciò, la cellula è costretta a riversare l’acido piruvico nella matrice extracellulare (aumentando la sua acidità tissutale). Tutto questo stress cellulare è dovuto all’utilizzo dei carboidrati come supporto energetico, mentre il consumo energetico dei grassi non determina alcuna modifica dell’omeostasi cellulare.