LE DIETE NON FUNZIONANO
Le diete non funzionano, ecco come dimagrire senza sforzo
Ogni persona con problemi in sovrappeso ha tentato almeno una volta nella propria vita, una dieta dimagrante. Alcuni addirittura le hanno provate tutte, da quelle iperproteiche, a quelle con sostituti dei pasti, alle più fantasiose: solo frutta, dissociate, ipocaloriche. Gran parte delle diete possiedono un elemento negativo in comune, non funzionano! Infatti se inizialmente si ottengono dei risultati, con il passare delle settimane non si riesce più a scendere di peso. A ben vedere, questo flop non è neanche l’aspetto peggiore. Addirittura appena sospesa la dieta, il soggetto nel giro di qualche settimana, riprende i chili persi con l’aggiunta degli interessi (circa il 20% in più del peso inizialmente smaltito).
Il motivo che porta al blocco del calo del peso ed a recuperare i chili persi è molto semplice.
Le diete sono basate sulla diminuzione delle calorie da ingerire, secondo la facile equazione, “meno calorie si ingeriscono, meno grasso si accumula” (9.000 calorie per chilo di grasso).
Purtroppo il corpo non funziona in questo modo. Bisogna sempre ricordare che il nostro metabolismo è una vera e propria industria chimica, dove interagiscono ormoni ed enzimi. Il nostro corpo ha sempre una priorità: la propria sopravvivenza.
Quindi se diminuiamo repentinamente la quantità di calorie assunte giornalmente, esso si difenderà modificando il consumo di calorie giornaliere.
Ricorderete infatti il ruolo della leptina nell’indurre una maggiore attività della tiroide. In caso di una diminuzione dell’introduzione calorica (che di solito nelle diete consiste nella quasi eliminazione dei grassi e degli zuccheri), si abbassano anche i livelli di leptina (prodotta dalle cellule adipocite) e quindi la tiroide in assenza del segnale di questo ormone, riduce anch’essa la produzione di T4 e di T3, inducendo un minor consumo energetico.
Ciò significa che ridurre le calorie da assumere con lo scopo di dimagrire, ci farà ottenere solo una riduzione momentanea del peso che però a breve pagheremo a caro prezzo. Infatti quando torneremo a mangiare normalmente, il calo del nostro metabolismo ci indurrà ad ingrassarci di nuovo e più velocemente. Nel contempo, avendo ridotto la presenza di leptina, cagioniamo un aumento dell’ormone della grelina e quindi accresceremo il nostro senso di fame (ecco spiegato perché chi pratica una dieta si sente sempre affamato).
Per ovviare a tali inconvenienti, terminata la dieta, bisognerebbe prevedere un aumento graduale delle calorie fino al ritorno alla normalità.
Tutto ciò il più delle volte non avviene, perché il 98% delle persone abbandona la dieta repentinamente.
Perché non riusciamo a proseguire le diete?
Innanzitutto decidere di cambiare un’alimentazione ricca di grassi e zuccheri, per seguire una dieta basata su “privazioni generalizzate” non può essere sostenuto mentalmente per molto tempo. Sarà sufficiente perdere un po’ di motivazione o il sopraggiungere di problemi a porre la priorità del dimagrimento in secondo piano, ed ecco che la dieta è interrotta.
Quante volte le persone affermano di non essere pronte ad intraprendere una dieta perchè hanno altri problemi?
Inoltre le tentazioni dei dolci e dei carboidrati sono più forti della nostra forza di volontà, perché il nostro cervello è fortemente dipendente da tali cibi. Ricordiamo che l’assunzione di zuccheri e carboidrati crea uno squilibro dei neurotrasmettitori: serotonina, dopamina e noradrenalina, che drogano il nostro cervello (invogliandolo verso tali cibi), stimolandoci a mangiarne in continuazione. La dipendenza psicochimica è anche rafforzata dallo stress, il quale attiva il cortisolo che è in grado d’incidere anch’esso sullo squilibrio dei neurotrasmettitori.
Il modo migliore per cambiare la propria dieta con successo è di non privarsi di alimenti saporiti e gustosi, perché non si può pretendere di non mangiare più grassi e zuccheri nel contempo.
Nel nuovo regime alimentare, proponiamo di abbandonare i carboidrati insulinici, premiandoci con tutti quegli alimenti considerati tabù dalla scienza alimentare. Stiamo parlando dei formaggi (escluso i latticini), dei salumi e delle carni grasse, dei dolci a cucchiaio (panne cotte, creme pasticcere) senza ovviamente esagerare.
Dopo qualche settimana, vi accorgerete che la dipendenza verso i carboidrati si è dissolta!
Sarà il segno tangibile che avete disintossicato il vostro cervello dagli zuccheri.
Secondo il mio parere, l’obesità non va vista solo come la causa (o concausa) di tutte le malattie, ma l’espressione più evidente di un comportamento alimentare e di uno stile di vita errati. Atteggiamenti che mettiamo in atto ogni giorno, non curanti che essi siano lesivi verso la nostra stessa salute e che hanno come evidenza immediata, il fenomeno dell’obesità.
Per tali atteggiamenti, non esistendo nel vocabolario un termine descrittivo immediato, ho coniando il termine “Obesivo”, affinché sovrappeso e obesità, non vengano visti solo come uno stato patologico momentaneo, ma come atteggiamenti ben definiti che determinano un aumento del peso complessivo del corpo e causano l’insorgere di malattie degenerative. Ma soprattutto devono rappresentare il campanello di allarme più evidente di un atteggiamento (Obesivo) che deve essere assolutamente corretto in tempo.
Il nostro corpo è davvero una macchina perfetta, in grado di funzionare utilizzando gli alimenti ingeriti con la dieta. Addirittura è capace di tutelarsi contro il rischio di carestie, permettendoci quindi di accumulare energia nei momenti di sovrabbondanza di cibo. Ovviamente l’evoluzione non avrebbe mai previsto uno stile di vita in assenza di carestie (e di attività fisica), ma soprattutto l’entrata in gioco dei farinacei e dello zucchero. E soprattutto non avrebbe mai immaginato, che l’uomo nonostante la sua intelligenza potesse decidere d’ignorare deliberatamente i segnali del proprio corpo, intraprendendo modalità alimentari contrarie al proprio Dna.
Vediamoli nel dettaglio gli atteggiamenti obesivi.
Potremmo evidenziare tre differenti atteggiamenti.
a - Il primo “un consumo eccessivo di calorie”.
b - Il secondo “saltare i pasti, per poi esagerare con il mangiare la sera”.
c - Il terzo può sembrare il più virtuoso, perché non si superano le 2.000 calorie: “resistere alla fame e limitarsi a mangiare nei tre pasti principali (senza merende intermedie).
Considerate che il nostro metabolismo consuma mediamente 2.000 calorie al giorno (peso nella norma), che potremmo suddividere in 50 calorie/ora nelle 12 ore dalle 21 alle 9 e 115 calorie/ora dalle 9 alle 21.
a - Nel primo caso, molte persone non riescono a fermarsi alla soglia limite, perché si sentono affamate in ogni momento del giorno. Ciò dipende dai nostri menù a base di carboidrati (si digeriscono ogni due ore), che ci inducono a consumare 5 pasti giornalieri (colazione, spuntino mezza mattina, pranzo, snack del pomeriggio e cena). Quindi inevitabilmente superiamo le 2.000 calorie ed ingrassiamo.
La domanda da farsi è:
Come mai nonostante le calorie assunte il nostro corpo ci fa sentire ancora fame (come se avessimo ancora bisogno di calorie)?
Facciamo degli esempi. Partendo dalla colazione, molti di noi mangiano i corn flakes (una sola tazza conta 500 calorie) che dovrebbe coprire il fabbisogno di 3/4 ore (116 calorie per ora). Dopo due ore però, nel mezzo della mattinata, sentiamo il bisogno di fare uno spuntino (circa 300 calorie).
Perché avviene questo?
Sostanzialmente abbiamo messo da parte i carboidrati ingeriti e trasformati in grasso. Difatti i carboidrati si sono trasformati in glucosio (nelle due ore successive al pasto) e l’insulina li ha fatti assimilare alle cellule (obbligandole ad “andare a zucchero” usando la glicolisi), inviando i residui al fegato per trasformarli in trigliceridi e stiparli nelle cellule adipose.
Quindi solo una parte delle calorie ingerite è consumata, mentre una percentuale superiore è accumulata. Poi il calo glicemico insieme alla diminuzione di leptina nel sangue, ci induce di nuovo il senso di fame (attivazione della grelina). È facile comprendere perché tale atteggiamento ci conduce ad ingrassare.
b - Nel secondo caso, alcune persone preferiscono saltare dei pasti (la colazione o il pranzo), per poi affogarsi di cibo nel loro unico pasto. Tale atteggiamento può essere definito “Obesivo”, in quanto il nostro corpo, per il periodo nel quale lo lasciamo senza cibo, utilizza il cortisolo per cannibalizzare i nostri muscoli (ricorrendo solo in parte alle riserve di grasso) per coprire il fabbisogno energetico. Inoltre quando non facciamo colazione, si abbassano i livelli di leptina nel sangue e ciò causa una diminuzione dell’attività della tiroide. Quando in un sol colpo introduciamo un pasto abbondante di carboidrati, accumuliamo in due ore il grasso che nella prima ipotesi avremmo accumulato nell’intera giornata.
Questo è il motivo per cui chi mangia solo la sera, in realtà non solo non ha possibilità di dimagrire ma addirittura contempo sta catabolizzando la propria massa muscolare e rallentando il metabolismo.
c - Nel terzo caso, a volte, nonostante non si superi la soglia di 2.000 calorie, iniziamo comunque ad ingrassare. Molti potrebbero pensare che tali nefaste conseguenze dipendano da squilibri ormonali e ciò, in qualche modo, ci autorizza a comportarci irresponsabilmente (tanto è colpa degli ormoni e non ci possiamo fare nulla!).
Un’alimentazione ricca di carboidrati causa l’intervento del cortisolo che sopperisce ai cali glicemici, catabolizzando i nostri muscoli e diminuendo nel contempo l’utilizzazione delle riserve di grasso. Tale fenomeno risulta molto evidente, quando due ore dopo aver consumato una colazione a base di carboidrati, il nostro sangue rimane senza zucchero e percepiamo di nuovo la fame. Resistere non ci permetterà d’intaccare le riserve di grasso, ma di diminuire la nostra massa magra. I Per questo motivo, consumare meno calorie durante il giorno (se i pasti sono a base di cereali) non assicura il dimagrimento, anzi tale comportamento potrebbe indurre un calo della produzione degli ormoni tiroidei (diminuzione del metabolismo).
Assumere atteggiamenti non “obesivi” è fondamentale.
L’utilizzo di alimenti ancestrali come carne, pesce, frutta e verdura, essendo costituiti da proteine e grassi e da pochi carboidrati, aumenta il tempo digestivo tipico dei carboidrati dalle 2 alle 4-6 ore, incrementando anche il senso di sazietà dovuto all’ormone della colecistochinina. Ad esempio, una colazione salata pur apportando 500 calorie, sarà interamente metabolizzata nelle cinque ore necessarie ad arrivare fino al pranzo (non dando luogo ad accumulo di grasso né tanto meno a senso di fame). Se lo stesso calcolo lo rapportiamo al pranzo e alla cena, avremo consumato circa 1.700 calorie (compreso lo spuntino del pomeriggio), prolungando però l’assunzione delle calorie fino alle ore 24 della notte, evitando così di accumulare del grasso durante la notte.
Un’alimentazione equilibrata con proteine, grassi e pochi carboidrati (provenienti da frutta e verdura), permette l’utilizzazione dei nutrienti man mano che sono ingeriti, con un deficit di calorie che ci permetteranno di consumare di notte il grasso, depositato per anni nelle nostre riserve.