SOVRAPPESO E OBESITA'
Calcolo del BMI (Indice di Massa Corporea) per sovrappeso e obesità
Vi siete accorti che di giorno in giorno, la fisionomia delle persone sta cambiando?
Capita raramente di frequentare o incontrare persone magre; al contrario è facile incrociarne di obese o ben che va, in sovrappeso. Ci siamo assuefatti a questa nuova conformazione fisica.
I dati sull’obesità sono così allarmanti da poter affermare che si tratta di una vera e propria pandemia. Rendiamoci conto che circa un miliardo di persone al mondo è obesa (su 6-7 miliardi).
In Italia questo problema riguarda il 16% della popolazione.
Ancora più preoccupante è il dato sul sovrappeso, in quanto riguarda il 50% della popolazione italiana.
Ci vogliamo rendere conto che l’obesità è una malattia ed è la prova visiva che il nostro organismo ha perso il suo equilibrio?
La scienza ha stabilito dei parametri per definire i confini tra persone normopeso, quelle obese o in sovrappeso. Parliamo dell’Indice di Massa Corporea (Bmi: Body Mass Index).
Il calcolo è fatto in base all’equazione: massa corporea (chilogrammi) / statura (metri al quadrato). Il risultato viene confrontato con le cinque fasce di valori previste e l’appartenenza ad una delle quali definisce se si è in sovrappeso o si è obesi o il grado di obesità e quindi dell’Indice di Massa Corporea (Bmi). Facciamo un esempio: se una persona pesa 75 chilogrammi ed è alta 1,80 metri, l’equazione sarà 75 / 3,24 (1,8x1,8) = 23,14
Le classi dell’Indice di Massa Corporea (Bmi)sono le seguenti:
- al disotto dell’indice 18,5 la persona è definita sottopeso
- da 18,6 a 24,9 normopeso
- da 25 a 29,9 sovrappeso
- da 30 a 39,9 obesità
- da 40 a 49,9 obesità patologica
- oltre 50 super obesità
La medicina ufficiale si è posta il problema di definire il fenomeno dell’obesità, ma è ben lontana da trovarne la soluzione. Infatti il fenomeno è così dilagante da considerare impossibile una sua regressione, al contrario ci attendiamo, per il futuro un peggioramento esponenziale dell'obesità.
Sono perlopiù i giovani ad essere preda del malessere del sovrappeso e dell'obesità purtroppo, saranno proprio loro gli obesi del domani, se non dovessero cambiare radicalmente stile di vita.
Un altro dato certo per la scienza, è la correlazione tra aumento del peso corporeo (soprattutto in stato di obesità) e l’incremento di malattie degenerative come il cancro ed alcune patologie cardiovascolari.
Un altro aspetto poco affrontato dalla medicina è come sia cambiata l’obesità dal passato ai giorni nostri.
Avrete sicuramente notato che la conformazione degli obesi di oggi (ma anche delle persone in sovrappeso) è molto diversa da quella del passato. Già negli anni ’80, le poche persone in sovrappeso, avevano la massa adiposa distribuita quasi uniformemente su busto, anche, braccia e gambe.
Oggi notiamo invece che le persone obese o in sovrappeso hanno gli arti longilinei, mentre il grasso è distribuito principalmente sulla pancia e sull’addome negli uomini, sul sedere e le cosce, nelle donne.
Personalmente lo definisco grasso da carboidrato.
La localizzazione dell’adipe è causata dall’intervento dell’insulina, che si attiva mangiando carboidrati insulinici. Tale fenomeno, oltre a rappresentare un’obesità più pericolosa per la salute, è anche il sintomo della resistenza delle nostre cellule all’azione dell’insulina. Difatti la fase di accumulo di grasso denota un’incapacità delle cellule ad assorbire il glucosio, per una minore efficacia dell’insulina (resistenza insulinica delle fibrocellule).
In parole povere siamo molto vicini a diventare diabetici.
Questa obesità da carboidrati incomincia a comparire già nei ragazzi di venti anni, con il classico fenomeno della pancetta e delle maniglie dell’amore. Purtroppo per queste persone, se non apporteranno un cambiamento radicale nella loro alimentazione, il loro futuro è tristemente segnato. Questa ecatombe la dobbiamo principalmente ad un aumento esponenziale di carboidrati nei pasti principali e negli spuntini, che ci porta a raggiungere in molti casi, fino a cinque picchi glicemici al giorno.
Lo strumento dell’Imc (Indice di Massa Corporea) non è in grado d’indicare se nel soggetto è in atto un’obesità da carboidrati o da eccessivo consumo di grassi. Fortunatamente esistono altre tecniche per scoprirlo. Anche perché il Bmi (Indice di Massa Corporea) è stato sviluppato nell’Ottocento dal ricercatore belga Quetelet, quando il problema dei carboidrati era ancora poco significativo.
Innanzitutto distinguiamo le diverse obesità.
Diversi tipi di obesità
Ci sono diversi tipi di obesità.
- La prima è causata da un’alimentazione ricca di grassi,
- La seconda è ricca di carboidrati: in tipologia ginoide (a forma di pera) o androide (a forma di mela).
L’obesità o il sovrappeso del primo tipo, sono causati principalmente da una maggiore introduzione di calorie, sotto forma di grassi. Si riconosce dalla distribuzione quasi omogena del grasso su tutto il corpo e si annida sotto il derma (grasso sottocutaneo).
Il nostro corpo, nella sua evoluzione perfetta, ha voluto distribuire le risorse di grasso in tal modo, per difenderlo dal freddo (predisposizione a mangiare più grassi di inverno e meno in estate). Questo tipo di grasso non ha correlazioni con i problemi cardiovascolari o con l’aumento dei tumori.
Nel secondo caso l’obesità, dovuta al consumo eccessivo di carboidrati, ha effetti nefasti per tutto il nostro metabolismo. Come abbiamo detto, essa si riconosce dall’accumulo di grassi intorno all’addome (di tipo androide). L’aspetto più preoccupante è la penetrazione del grasso all’interno della cavità addominale che va ad avvolgere tutti gli organi, spingendo all’esterno le viscere. Questa tipologia di obesità, definita a mela, riguarda principalmente gli uomini.
Altra tipologia di obesità, sempre dovuta ai carboidrati è quella conosciuta come ginoide (molto più comune nelle donne), individuabile dalla forma a pera che assume il corpo. Le penetrazioni del grasso nelle viscere sono inferiori, registrandosi però una maggiore quantità di adipe sotto cutanea nei glutei e nelle cosce. In questa tipologia di obesità si riscontra una minore incidenza di malattie cardiovascolari ed al contrario, un aumento delle malattie vascolari e della cellulite.
Entrambe le due tipologie di obesità (ginoide ed androide) hanno in comune un’attività infiammatoria, promossa dalle cellule adipose tramite la produzione di citochine, che purtroppo rappresenta uno dei motivi scatenanti ed inducenti dell’infiammazione cronica, con tutti i vari problemi correlati.
Nuovi strumenti diagnostici
Un altro motivo che rende l'Indice di Massa Corporea (Bmi) non utile, sono i range che suddividono le varie classi. Difatti se prendiamo ad esempio un uomo alto 177 centimetri, secondo i calcoli dell’Indice di Massa Corporea (Bmi), verrà considerato normopeso con indice variabile da 18,5 a 24,9, ovvero da un peso minimo di 58 kg ad uno massimo di 79 kg. Una differenza di 13 kg. Ciò poteva essere accettato nel 1800 (quando è stato ideato l’Indice di Massa Corporea - Bmi). Ora con l’obesità da carboidrati, un uomo con 13 kg di grasso sull’addome, non potrebbe essere considerato in buono stato (normopeso).
Oggi esistono delle tecnologie che ci permettono di determinare con precisione l’effettiva presenza di massa grassa nel nostro organismo. Ciò permette di comprendere, aldilà del peso, quanti chilogrammi abbiamo in più di grasso corporeo e quindi, se e quanto abbiamo bisogno di dimagrire. A tale scopo sono state realizzare delle bilance ed altri strumenti (da stringere con le mani), che tramite il passaggio di corrente a basso voltaggio, sono in grado d’individuare la percentuale di grasso presente nel nostro corpo.
Un altro strumento, ancora più preciso, è il plicometro, una specie di pinza, usata per calcolare lo spessore della pelle in vari punti del corpo (addome, dorso, cosce, braccia, etc.). Il plicometro, in base a varie metodologie e seguendo differenti calcoli matematici, può stimare sia il grasso sottocutaneo che quello profondo.
Aldilà dello strumento che si decide di usare, bisogna tenere presente che il nostro corpo necessita di una percentuale di grasso vitale del 4% (all’interno dei vari organi) e di un ulteriore 4% di grasso sottocutaneo per gli uomini e di un 10 % per le donne. Se mettiamo a confronto i dati dell’Indice di Massa Corporea (Bmi) con il calcolo della massa grassa, ci rendiamo subito conto dell’inesattezza di questo secolare metodo. Difatti, facendo un esempio, un individuo maschio alto 1,77 metri dovrebbe pesare 67 kg , con il 9% di grasso corporeo ed un Indice di Massa Corporea (Bmi) di 21,38.
Però secondo l'Indice di Massa Corporea (Bmi), fino ad un indice di 24,9 si è ancora normopeso. Significa che se lo stesso uomo, raggiungesse 79 chilogrammi, potrebbe considerarsi ancora nella norma. Ma secondo il calcolo della massa magra, avrebbe invece il 29% di grasso (ovvero 17 chili in più del necessario di grasso non utile, pari al 21% del peso corporeo). Il problema è ancora più accentuato nell’obesità da carboidrato (sia nel caso ginoide che androide).
CALCOLO SEMPLIFICATO PER VALUTAZIONE DEL PESO
Per aiutare il lettore a stabilire con semplicità, se il proprio peso è corretto o di quanti chili è in sovrappeso, abbiamo ideato un modello, che si richiama sempre all’Indice di Massa Corporea (Bmi) (perchè purtroppo resta il più utilizzato) ma è più facile da calcolare.
La formula è molto semplice:
Dall’altezza del soggetto sottraiamo 1 metro, quindi chi è alto 170 centimetri prendiamo in esame il dato di 70. Quindi utilizzeremo questo dato per fare le eventuali verifiche.
70 - 10 = 60 kg | peso ideale
70 + 2 = 72 kg | inizio sovrappeso
70 + 18 = 88 kg | inizio obesità
E’ evidente che più ci si avvicina al dato inferiore della fascia e migliore è la condizione di salute del soggetto.
Per quanto riguarda le donne, l’Indice di Massa Corporea (Bmi) le paragona all’uomo, ma è evidente che disponiamo di una muscolatura meno sviluppata e quindi il peso va rivisto con almeno 3 chili in meno.
Le fasce saranno quindi le seguenti:
70 - 13 = 57 kg | peso ideale
70 - 1 = 69 kg | inizio sovrappeso
70 + 15 = 85 kg | inizio obesità
Il consumo di amidi e zuccheri è la causa principale del sovrappeso e dell'obesità
L’obesità rappresenta più di altre, la malattia maggiormente correlata con i carboidrati. Infatti questa incredibile pandemia ha avuto inizio proprio dall’introduzione di tutti quei cibi considerati cibo spazzatura. Stiamo parlando delle bibite zuccherate, degli snack a base di patate, riso, mais, cereali o caramelle, cioccolatini. Che aggiungendosi al consumo di alimenti come pizza, pasta, riso e pane, hanno aumentato il numero dei picchi glicemici della giornata e quindi gli effetti nefasti. Inoltre sappiamo che tutte le calorie assunte sotto forma di carboidrati insulinici, non vengono consumate dal nostro corpo, che al contrario le deposita nelle cellule adipose. Infine il calo glicemico (causato dall’insulina) ci induce a mangiarne di nuovo.
Nel passato non c’era una disponibilità eccessiva di questi prodotti a così alto carico di glicemico ed inoltre ci si muoveva molto di più. Anche per questi motivi, nel passato, i cibi per quanto non idonei, non causavano l’insorgenza del sovrappeso e dell’obesità.
Abbiamo visto che gli alimenti insulinici (a base di carboidrati) non stimolano la produzione dell’ormone colecistochinina, il quale ci induce la sensazione di sazietà, evitandoci così di introdurre più calorie di quelle di cui abbiamo effettivamente bisogno.
Inoltre l’insulina induce i cali di leptina (successivi ai picchi), che a loro volta causano la produzione di grelina (ormone della fame). Sappiamo che gli sbalzi di leptina causano nel tempo un effetto chiamato leptino-resistenza, capace di diminuire l’effetto della leptina sulle cellule bersaglio. Ciò, da una parte influenza direttamente il funzionamento della tiroide (con l’effetto di far scendere il metabolismo del corpo) e dall’altra è la causa di una maggiore produzione di grelina (maggiore senso di fame).
In effetti una maggiore presenza di cellule adipose, dovrebbe indurre il nostro corpo a non richiedere altro cibo (sentire la fame), mentre al contrario le persone che soffrono di obesità (afflitte da leptino-resistenza) sono sempre affamate.
Abbiamo inoltre approfondito come questi cibi inducono il nostro cervello a farceli desiderare con bramosia. Se a ciò aggiungiamo, la disponibilità e l’efficienza distributiva di come tali prodotti siano posti in vendita e di quali budget milionari dispongano le catene distributive e le multinazionali produttrici per indurci ad acquistarli, è facile immaginare perché tanta gente stia diventando obesa. D'altronde dove nasce un bisogno, c’è sempre qualcuno pronto a soddisfarlo.
L’integrazione può essere un valido aiuto per prevenire e curare l’obesità
L’azione svolta dai vari micronutrienti opera su diversi fronti:
1) Il miglioramento dell’utilizzo degli acidi grassi nei mitocondri:
Il coenzima Q10 è un enzima che migliora la produzione di Atp nel processo della respirazione cellulare. In vari studi è stato verificato che la presenza di tale sostanza aumenta la produzione energetica da parte dei mitocondri ed un maggior consumo di acidi grassi.
L’arginina è un aminoacido che stimola le nostre cellule all’utilizzo degli acidi grassi, inibendo la produzione di cortisolo, che al contrario aumenta il consumo del glucosio da parte delle cellule.
La carnitina è un dipeptide (composto da due aminoacidi) che è necessario alla cellula che lo utilizza come biovettore per far entrare gli acidi grassi nei mitocondri. Durante gli allenamenti aumenta del 25% il consumo di grassi.
La glutammina è un aminoacido non essenziale che aumenta il consumo degli acidi grassi all’interno del mitocondrio, inibendo il processo di catabolismo della massa magra. In alcuni studi è stato riscontrato un minor accumulo di grasso in pazienti che integravano tale aminoacido.
La taurina è un aminoacido solforato che migliora lo scambio di ossigeno tra il sangue e le cellule, permettendo una maggiore utilizzazione degli acidi grassi nei mitocondri.
La ornitina alfa-chetoglutarato (composto da due unità di ornitina ed una molecola di alfa-chetoglutarato) inibisce l’effetto catabolico (trasformazione della massa magra in glucosio) aumentando il consumo degli acidi grassi. È utilizzata dagli sportivi per diminuire i depositi di grasso (maggiore definizione del corpo).
2) L’aumento del consumo calorico giornaliero.
Il pepe nero aumenta la produzione di calore da parte del corpo che utilizza il grasso proprio per tale scopo. E’ stato verificato che se introdotto ad ogni pasto può aumentare del 10% il consumo di calorie.
3)Diminuire il glucosio nel sangue (evitando un assimilazione eccessiva da parte dei neuroni) migliorando l’effetto dell’insulina e diminuendo il fenomeno di accumulo di grasso negli adipociti e la produzione di leptina (leptino-restistenza).
Elenco dei nutrienti necessari: curcuma, resveratrolo, cannella, taurina, glutammina, carnitina, arginina, potassio, magnesio, manganese, vitamina D, vitamina B1, cromo. Le spiegazioni sul loro effetto si possono trovare nel capitolo Il diabete e l’integrazione.
4)Diminuire la secrezione del cortisolo che aumenta la glicemia ed induce il rallentamento della tiroide e lo stato di acidosi.
Elenco dei nutrienti necessari: cordyceps sinensis, schisandra, tribulus terrestris, ginseng, teanina, rhodiola rosea, magnonolo e onochiolo, tirosina, fosfatidilserina, melatonina, vitamina D. Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo L’ipercortisolemia e l’integrazione.
5)Contrastare la disbiosi, la Sibo e la permeabilità intestinale, responsabili dell’infiammazione cronica e quindi delle citochine che inducono la diminuzione dell’azione enzimatica necessaria a trasformare il T4 in T3 (con l’aumento invece del rT3).
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina B9, chiodi di garofano, origano, zenzero, cannella, curcuma, pepe nero. Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo Le malattie intestinali e l’integrazione.