CALVIZIE E IRSUTISMO
La calvizie e l'irsutismo dipendono dall'enzima 5-alfa-reduttasi che trasforma il testosterone in dht
La calvizie pur non essendo considerata una malattia vera e propria è una patologia del cuoio capelluto, che può dare luogo a problemi importanti a livello estetico e di conseguenza psicologico. Ne soffre un numero sempre maggiore di persone al punto che il 58% degli uomini ed il 25% delle donne che vivono nei paesi occidentali, dopo i 50 anni riscontrano problemi di calvizie.
Esistono due tipi di calvizie: quella androgenetica e quella così detta calvizie da invecchiamento.
La calvizie androgenetica colpisce principalmente gli uomini ed in forma minore le donne e compare già in età giovanile (sopra i 30 anni), dimostrandosi un fenomeno limitato a delle zone ben precise (sopra la testa).
La calvizie da invecchiamento colpisce dopo i 50 anni. Il fenomeno è distribuito uniformemente su tutto il cuoio capelluto.
L’irsutismo è invece quel fenomeno che riguarda la crescita dei peli corporei, che con l’avanzare dell’età aumentano di numero e di dimensione. L’irsutismo e la calvizie sono correlati da un rapporto inverso. Vi sarà capitato di notare che persone con una calvizie molto accentuata sono anche molto pelose.
Le cause della calvizie e dell’irsutismo
Le cause che portato alla calvizie ed all’irsutismo sono oramai note da tempo e sono di tipo ormonale. L’ormone incriminato si chiama diidrotestosterone (Dht), un metabolita del testosterone, che agisce in maniera negativa sui bulbi piliferi. In particolare esistono dei recettori nel bulbo pilifero che quando si legano al Dht iniziano a farlo crescere in maniera eccessiva (con un aumento del volume del 30%), causando una riduzione del sistema circolatorio e lo strozzamento del bulbo stesso. La cellula pelifera in assenza di ossigeno, incomincia a soffrire accumulando metaboliti tossici come i mediatori dell’infiammazione ed i radicali liberi. La sintomatologia è la produzione di capelli sempre più fini, l’aumento della caduta ed infine la morte della cellula che produce il capello.
Anche l’irsutismo dipende dall’azione del diidrotestosterone (Dht) sui recettori del bulbo pilifero. In questo caso stimola l’iper attività della cellula pelifera, inducendo la produzione di peli più grandi, più forti e più resistenti. Non a caso la prima peluria compare nella pubertà e nell’età di sviluppo dei bambini, quando cioè la presenza dell’ormone Igf-1 è maggiore (ricorderete la correlazione tra Igf-1 e diidrotestosterone Dht).
Il mondo scientifico sta affrontando il problema della calvizie utilizzando degli inibitori dell’enzima 5-alfa-reduttasi, proponendo integratori o pomate (da applicare localmente).
Il consumo di latte , amidi e zuccheri è la causa delle calvizie e dell'irsutismo
Nei capitoli precedenti abbiamo visto che la calvizie e l’irsutismo possono essere considerati stati patologici dei bulbi piliferi. Il responsabile di tale disequilibrio è l’enzima 5-alfa-reduttasi che trasforma il testosterone libero in Dht (diidrotestosterone), causa primaria delle calvizie.
Dovremmo domandarci per quale motivo ad un certo punto della nostra vita tale enzima inizia ad essere prodotto in maniera eccessiva. Moltissimi studi hanno verificato che l’ormone Igf-1 è il diretto promotore dell’enzima 5-alfa-reduttasi. Quindi più Igf-1 è presente nel sangue, maggiore sarà la quantità di testosterone libero che si trasformerà in Dht o diidrotestosterone.
Concludendo, maggiore sarà la quantità di Dht o diidrotestosterone, più complesso sarà il problema con la calvizie e l’irsutismo del soggetto in questione.
Come al solito la medicina ufficiale ha pensato bene di creare farmaci in grado d’inibire la funzione dell’enzima 5-alfa-reduttasi.
Ovviamente non conosceremo mai gli effetti collaterali di tale intervento chimico sul nostro corpo. Personalmente consiglio di cercare di diminuire la produzione di Gh (e quindi di Igf-1) in modo che il testosterone non sia trasformato in Dht o diidrotestosterone.
Riusciamo a raggiungere tale obiettivo non consumando carboidrati quali pasta, pane, pizza, riso, legumi e farinacei, perché questi alimenti aumentano notevolmente l’acidosi (con la produzione di acido lattico nella glicolisi), promuovendo l’attivazione del Gh. Un altro alimento da evitare è il latte e i suoi derivati freschi (latticini), i quali anche se non promuovono direttamente il Gh (percorso sopra descritto) contengono l’Igf-1 in grande quantità. Difatti il latte pur se prodotto da animali contiene un tipo di l’Igf-1 che registra effetti similari sulla salute umana.
Per confermare questa tesi, è interessante fare qualche esempio: il problema della calvizie e dell’irsutismo non riguarda assolutamente popolazioni come i neri africani (che vivono in africa), gli esquimesi o gli antichi indiani d’America (american natives). Ognuno di noi, spaziando con la memoria, ricorderà immagini di queste popolazioni con capelli folti anche in tarda età e senza un pelo sul corpo. Lo stesso, lo riscontriamo nella stragrande maggioranza di persone appartenenti ai paesi orientali (cinesi, indocinesi, giapponesi, etc.), i quali mangiano pochissimi carboidrati (a parte poco riso trattato con il metodo del lavaggio che permette di asportare parte dell’amido) ed assolutamente niente latte e latticini.
L’integrazione può essere un valido aiuto per prevenire l’irsutismo e la calvizie.
1) Si consiglia di integrare con i seguenti micronutrienti.
- La vitamina B 4 (adenina) migliora la formazione della cheratina (per la formazione di unghie e capelli) e l’attività del follicolo pilifero.
- La vitamina B 5 (acido pantotenico) è un’importante antiossidante che previene il canutismo e la calvizie.
- La vitamina B 7 (inositolo) viene usata per la cura della calvizie perchè migliora la crescita del capello.
- La N-acetil cisteina (Nac) è un aminoacido di cui sono composti i capelli e quindi la sua integrazione è consigliata in caso di calvizie.
L’integrazione può essere un valido aiuto per diminuire l’acidità che causa l’attivazione degli ormoni Gh e Igf-1 ed infine dell’enzima 5-alfa-reduttasi.
1) La diminuzione dell’acidosi tissutale.
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina D, calcio.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “L’acidosi tissutale e l’integrazione”.
2) Contrastando le malattie dell’intestino quali la disbiosi, la Sibo e la permeabilità intestinale, che promuovono la produzione di cortisolo e quindi delle scorie acide .
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina B9, chiodi di garofano, origano, zenzero, cannella, pepe nero.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “Le malattie intestinali e l’integrazione”.
3) Contrastare l’infiammazione cronica vista la diretta correlazione tra questo stato patologico e l’aumento del cortisolo.
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina D, omega 3, potassio.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “L’infiammazione cronica e l’integrazione”.
4) Diminuire la secrezione del cortisolo, per evitare la produzione di glucosio dalla massa magra e delle conseguenti scorie acide.
Elenco dei nutrienti necessari: cordyceps sinensis, schisandra, tribulus terrestris, ginseng, teanina, rhodiola rosea, magnonolo e onochiolo, tirosina, fosfatidilserina, melatonina, vitamina D.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “L’ipercortisolemia e l’integrazione”.