DEPRESSIONE
La depressione dipende dall'equilibrio dei neurotrasmettitori serotonina e dopamina
La depressione è considerata come una vera e propria malattia mentale e in Italia coinvolge 15.000.000 di persone, ovvero il 25% della popolazione (con un rapporto di due donne/un uomo). Il dato è davvero allarmante, soprattutto se li confrontiamo a quelli del 2000, quando i malati di depressione erano circa 10.000.000. Ciò significa che c’è stato un incremento del 50% in soli 14 anni.
Cos’è la depressione?
La depressione è un disagio mentale dovuto alla sensazione del paziente di essere impotente verso i problemi, mantenendo un costante umore negativo che coinvolge i pensieri, i comportamenti ed il benessere fisico.
Le persone coinvolte dalla depressione si sentono tristi, ansiose, senza speranza, facilmente irritabili ed afflitte da un senso di colpevolezza.
Ciò avviene sia in presenza di fatti negativi (problemi economici, morte di persone amate, perdita del lavoro, separazione coniugale), che di fronte a semplici problemi giornalieri. Dal punto di vista fisico è compromessa la capacità di dormire, con l’incremento di sintomi quale la stanchezza, la perdita di energia, i problemi digestivi ed altri dolori.
La depressione è suddivisa clinicamente in diverse categorie.
- La “depressione maggiore” anche nota come “depressione unipolare o clinica”, racchiude tutti i sintomi sopra descritti e persistendo per diversi mesi è capace di modificare l’atteggiamento del soggetto quando dorme, mangia o si trova in movimento. Tale sensazione di vuoto e mancanza di stimoli, aggiunto ad un senso di colpevolezza, genera nei soggetti, pensieri ricorrenti di morte o suicidio.
- La “depressione atipica”, pur richiamando i sintomi della depressione maggiore, è caratterizzata però da momenti positivi dovuti ad eventi (un film, un cena con amici), trascorsi i quali si ritorna nello stato depressivo. Tale stato coinvolge il 40% dei malati di depressione e può durare, a fasi alterne, tutta la vita del paziente.
- La “distimia” è un tipo di depressione di carattere cronico, d’intensità moderata. Il soggetto ha una bassa autostima di se, difficoltà a prendere decisioni, sconforto, disperazione, scarso appetito (o iperfagia) e problemi di sonno (insonnia o ipersonnia). Il soggetto è percepito dagli altri come il classico negativo e ciò impedisce al distimico, di uscire dal problema e di chiudersi sempre più nell’introversione.
- Il “Disordine Affettivo Stagionale” (Seasonal affective disorder, Sad) è invece una depressione legata ad un periodo preciso dell’anno. È stato osservato nei soggetti campione, un cambio dell’alimentazione nel periodo invernale, con un incremento significativo di alimenti come pasta, pane dolci e caramelle. Tale periodo di depressione comporta maggiore ansia, tristezza, irrequietezza e calo sessuale.
- Il “disturbo bipolare” è una depressione che si unisce ad uno stato maniacale del paziente. I sintomi sono diversi, tra i quali ricordiamo: un maggior numero di pensieri (più velocemente del normale), diminuzione di autocritica e giudizio, maggiore interesse per le attività sessuali, diminuzione della necessità di dormire, aspirazioni troppo ambiziose, stato di animo troppo eccessivo, euforico, irritabile, arrabbiato. Tutti questi sintomi (tipici del disturbo bipolare) sono l’alter ego dei sintomi depressivi che si manifestano alternativamente.
Tutte questi tipi di depressione hanno in comune l’incapacità del soggetto di gestire sensazioni ed emozioni. È stato dimostrato che la malattia dipende dalla mancanza di equilibrio tra i vari neurotrasmettitori, che genera fasi altalenanti nei soggetti meno gravi ed un deficit di serotonina nei più gravi.
Il consumo di amidi e zuccheri causa la depressione
La depressione ha raggiunto nella società moderna una dimensione allarmante, soprattutto negli ultimi anni dove si sono riscontrati tassi percentuale di crescita a due cifre. Si tende a pensare che la depressione dipenda dalla nostra vita frenetica, dalla crisi economica, dalla difficoltà sempre più evidente nel raggiungere una vita agiata o nel realizzare i propri sogni, dando troppa importanza alle proprie ambizioni. Ma se così fosse, perché nel dopo guerra i tassi di depressione erano enormemente più bassi di oggi e perché in paesi dove la povertà è ancora molto presente, essa risulta essere una malattia assolutamente marginale?
La risposta è molto semplice: se pur è vero che l’attuale nostro stile di vita ha un’incidenza su tale fenomeno, l’alimentazione moderna è di gran lunga la prima causa della depressione.
Vediamone insieme i motivi.
Ricorderete che i neuroni producono neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina, proprio come se fossero delle leve utilizzate per modificare lo stato ormonale del nostro corpo, predisponendoci ad una determinata azione.
Facciamo un esempio.
Quando un uomo primitivo si trovava di fronte ad un pericolo, per evitare di soccombere aveva bisogno di più forza e più reattività. I neuroni in tal caso attivano il cortisolo che spinge all’interno dei neuroni stessi i precursori della noradrenalina. Tale neurotrasmettitore causa l’eccitazione del nostro sistema nervoso, l’aumento del battito cardiaco, una contrazione delle arterie (incrementando la pressione sanguigna), un accrescimento dell’attenzione e così via.
Quando al contrario viviamo momenti di relax, i nostri neuroni producono serotonina, capace di predisporre il nostro corpo ed il sistema nervoso ad una sensazione di appagamento e di calma.
Quindi è il cervello che decide come utilizzare i neurotrasmettitori serotonina e dopamina.
Che cosa succede quando sono loro invece a gestire noi, compresi i nostri stati d’animo ed il nostro umore?
Quando mangiamo carboidrati sappiamo che il corpo attiva l’insulina e siamo consapevoli che tale ormone potenzia il trasporto del precursore della serotonina (triptofano) a discapito degli altri neurotrasmettitori. Quindi dopo un pasto a base di questi alimenti, si osserva una produzione eccessiva di serotonina e con essa la sensazione di calma e di appagamento. La festa però dura poco. Difatti il calo glicemico (successivo all’azione dell’insulina) genera una produzione di cortisolo (ormone dello stress), che a sua volta predilige alcuni neurotrasmettitori: noradrenalina e dopamina.
Sappiamo che questi ultimi, generano sensazioni opposte alla serotonina, ovvero ansia, agitazione ed insoddisfazione.
Praticamente la caratteristica della depressione è proprio l’up and down (il depresso non è a conoscenza dei motivi che lo fanno vivere in quest’altalena di emozioni) che per l’appunto coincide con l’interazione del “va e vieni” dei neurotrasmettitori serotonina e dopamina ad opera degli ormoni insulina e cortisolo. L’aspetto più incredibile di tali oscillazioni è che più si è depressi e più si desidera mangiare cibi ricchi di zuccheri, perché il nostro cervello ricerca la calma generata dalla serotonina dopo un pasto glicemico. Come in un girone dantesco, maggiore sarà l’up, più forte sarà il down che subirà il soggetto con l'attivazione della dopamina.
Inoltre bisogna considerare che il consumo di carboidrati come pane, pasta, pizza, riso, legumi e patate, causa direttamente ed indirettamente l’aumento del cortisolo, che particolarmente negli anziani (che hanno perso la circadianità di tale ormone) causa un atteggiamento riottoso ed esagitato per l'attivazione della dopamina (i neurotrasmettitori sono sempre alterati).
L’integrazione può essere un valido aiuto per contrastare la depressione e ripristinare l'equilibrio tra serotonina e dopamina:
1) Diminuire la produzione di insulina, che agisce direttamente sulla produzione dei neurotrasmettitori (serotonina).
Elenco dei nutrienti necessari: cromo, vitamina B1, vitamina D, manganese, potassio, magnesio, arginina, carnitina, glutammina, taurina, cannella, epigallocatechina gallato, resveratrolo, curcuma.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “Il diabete e l’integrazione”.
2) Diminuire la secrezione del cortisolo che agisce sulla produzione dei neurotrasmettitori (dopamina e noradrenalina).
Elenco dei nutrienti necessari: cordyceps sinensis, schisandra, tribulus terrestris, ginseng, teanina, rhodiola rosea, magnonolo e onochiolo, tirosina, fosfatidilserina, melatonina, vitamina D.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “L’ipercortisolemia e l’integrazione”.
3) Contrastando le malattie dell’intestino quali la disbiosi, la Sibo e la permeabilità intestinale, visto che generano infiammazione cronica e promuovono la produzione di cortisolo e quindi di dopamina.
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina B9, chiodi di garofano, origano, zenzero, cannella, pepe nero.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “Le malattie intestinali e l’integrazione”.