MORBO DI ALZHEIMER
Una delle cause del morbo di Alzheimer è la morte dei neuroni del cervello
Il Morbo di Alzheimer, prende il nome dal suo scopritore (Dottore psichiatra tedesco Alois Alzheimer descrisse per la prima volta la malattia nel 1907) ed è una forma di degenerazione neuronale progressiva. Il Morbo di Alzheimer coinvolge l’1% delle persone prima dei 65 anni, l’11% delle persone dai 65 agli 80 anni e il 35% delle persone dagli 80 ai 90 anni ed annovera attualmente in Italia 492.000 pazienti in cura. Il Morbo di Alzheimer rappresenta un grave problema sociale perché diminuisce progressivamente l’autosufficienza delle persone colpite a causa degli effetti invalidanti.
Il malato del morbo di Alzheimer accusa inizialmente fasi di perdita di memoria a breve, cambiamento della personalità e del carattere. Con il progredire dei sintomi, si assiste alla perdita di attenzione cognitiva, ad un aumento dell’aggressività, al disorientamento, a disordini del linguaggio, ad allucinazioni e ad agitazione psicomotoria.
Nella fase più acuta del morbo di Alzheimer si giunge a fenomeni di vagabondaggio, disorientamento cognitivo di se e degli altri (confusione sull’identità personale), impossibilità di svolgere con sufficiente autonomia anche i compiti più semplici. Il grande problema sociale di questa malattia, riguarda l’assistenza ai malati, che necessitano di una sorveglianza costante da parte di personale specializzato o della famiglia, rappresentando (e lo sarà ancora di più nel futuro) un costo ingente per la comunità.
La ricerca ha confermato che Il Morbo di Alzheimer, avviene la distruzione diffusa dei neuroni (cellule nervose) presenti nel cervello, in parte attribuita alla presenza della beta-amiloide. Questa proteina si deposita in forma anomala tra le cellule nervose, agendo da collante ed impedendone la comunicazione. La morte progressiva dei neuroni avviene perché le placche di beta-amiloide danno inizio ad un processo infiammatorio, che richiama in sito macrofagi e neutrofili, i quali producendo citochine causano la distruzione delle cellule nervose. Altri agenti che incidono negativamente in questo processo sono le scorie acide ed i radicali liberi (argomenti che affronteremo più avanti).
A livello neurologico con il morbo di Alzheimer avviene una diminuzione del peso del cervello (per atrofia corticale) ed è visibile un allargamento dei solchi corrispondenti alle circonvoluzioni.
Il Morbo di Alzheimer è considerata una malattia della vecchiaia, ma sempre più ricerche confermano lo stretto legame tra lo stress ossidativo (radicali liberi) e la sua comparsa. Ciò è plausibile anche perché il nostro cervello, pur pesando il 2% del peso totale del corpo, consuma il 20% dell’ossigeno, quindi proporzionalmente ha una maggiore quantità di radicali liberi prodotti dalla respirazione cellulare (dei mitocondri). Siccome le cellule nervose non possono replicarsi è fondamentale mantenerle in buona condizione, evitando che siano aggredite dai radicali liberi, scorie acide o subiscano azioni infiammatorie.
Il consumo di amidi e zuccheri può causare il morbo di Alzheimer
Il Morbo di Alzheimer, come altre forme di demenza senile, sono causate dalla morte dei neuroni che induce la degenerazione del cervello.
Molti studi confermano una forte correlazione tra l’azione nefasta dei radicali liberi e la comparsa del morbo di Alzheimer. Inoltre è stato confermato un rapporto molto stretto tra il morbo di Alzheimer ed il diabete (tanto da rinominarlo come diabete di tipo 3).
A questo punto poniamoci una domanda.
Da anni ci dicono che lo zucchero fa bene al cervello, ma bisogna crederci davvero?
Purtroppo devo confermare che il consumo di amidi (pane, pasta, patate, cereali, riso e legumi) e di zuccheri semplici è la causa principale dell’insorgenza delle malattie degenerative celebrali. Tali disfunzioni purtroppo operano su tre distinti livelli che agendo sinergicamente portano alla morte dei neuroni.
Vediamone insieme i meccanismi.
Troppo e troppo poco glucosio una delle cause del Morbo di Alzheimer
Ricorderete che i neuroni hanno degli speciali “carrier proteici” chiamati Glut 1 e Glut 3, indipendenti dall’insulina.
Il Glut 1 assicura al cervello la quantità basale del glucosio, in quanto non è sensibile agli aumenti di glucosio nel sangue. Ricordiamo che i neuroni utilizzano, per produrre energia sia i mitocondri che la glicolisi, di conseguenza la quantità di glucosio trasportata dai Glut 1 è sufficiente al funzionamento del cervello. Quando invece abbiamo maggiore necessità di energia, il cervello utilizza un altro tipo di glut, il numero 3, che invece è sensibile all’incremento di glucosio nel sangue. Quindi per aumentarne il livello, attiva il cortisolo. Un meccanismo assolutamente perfetto, che nel mondo paleolitico, bilanciava ogni necessità energetica. Se tale meccanismo però lo confrontiamo con quello dell’insulina, ci si accorge che qualcosa non quadra.
Sappiamo che dopo un pasto glicemico, subiamo dapprima un picco glicemico e poi un calo glicemico. Ciò significa indurre un aumento di glucosio nei neuroni (senza che il nostro cervello lo abbia richiesto) tramite le Glut 3 e dopo un calo di zuccheri.
Sarebbe come collegare un computer ad una presa che ha sbalzi di corrente: quanto credete che durerà prima di fulminarsi?
Diversi studi hanno proprio dimostrato che l’ipoglicemia è uno dei fattori scatenanti il morbo di Alzheimer.
Troppi radicali liberi una delle cause del Morbo di Alzheimer
Sappiamo che il nostro corpo è in grado di contrastare i radicali liberi, soprattutto quelli derivanti dalla respirazione cellulare (mitocondri), utilizzando il glutatione. Abbiamo anche visto che nel favismo, gli eritrociti (globuli rossi) muoiono perché non sono in grado di rigenerare il glutatione (non riescono a produrre l’agente riducente Nadph). Ebbene, nei nostri neuroni succede più o meno la stessa cosa.
Vediamolo insieme.
Ricorderete che il Nadph è prodotto da una via parallela alla glicolisi, ovvero la “via del pentosio fosfato” (rif. pag. 230). Questo agente riducente è essenziale alla cellula per rigenerare il glutatione che si ossida ogni volta che incontra un radicale libero, eliminandolo. Però quando la cellula ha prodotto troppi Atp, la glicolisi si blocca e con essa anche la via del pentosio fosfato (quindi la produzione di Nadph). Ciò avviene quando abbiamo troppo glucosio nel sangue, ivi compresi i picchi glicemici, conseguenza di un pasto ricco di carboidrati. A conferma di quanto sopra esposto, alcune recenti ricerche hanno accertato una presenza inferiore di glutatione nei malati del morbo di Alzheimer. Inoltre gli scienziati hanno verificato che la somministrazione di antiossidanti riduce gli effetti del Morbo di Alzheimer, perché essi contrastano i radicali liberi all’interno dei neuroni.
Troppa acidità una delle cause del Morbo di Alzheimer
Abbiamo visto che l’acidosi è molto pericolosa per le cellule, la matrice ed il sangue e come il nostro corpo riesca a reagire, inattivandola con dei prodotti basici (calcio e magnesio).
Cosa succederebbe se le scorie acide rimanessero all’interno del tessuto?
Vi ricorderete che quando la cellula utilizza troppo zucchero si producono scorie acide (acido piruvico e lattato) che vengono riversate nella matrice. Questo accade perché la glicolisi è cinque volte più veloce del mitocondrio. Nel nostro cervello succede la stessa cosa. Purtroppo però l’acido lattico (scoria acida della glicolisi) non può attraversare la barriera ematoencefalica, rimanendo nel tessuto del cervello, senza riuscire a riversarsi nel sangue (dove sarebbe stata inertizzata). Quindi l’eccessiva presenza di glucosio nel sangue, obbliga i neuroni ad una super produzione di energia e di scorie acide.
Squilibrio dei neurotrasmettitori una delle cause del Morbo di Alzheimer
Abbiamo già visto che l’insulina ha un’azione diretta sul neurotrasmettitore chiamato serotonina e che nel contempo, inibisce alla cellula la produzione di dopamina e noradrenalina. Questi due neurotrasmettitori sono invece promossi dall’azione del cortisolo, che al contrario inibisce la produzione della serotonina. Questi up and down sono assolutamente deleteri per i nostri neuroni.
Il buono stato delle cellule neuronali è fondamentale per gli anziani. Non a caso si dice che fare le parole crociate o mantenere una vita piena di interessi aiuta a combattere il morbo di Alzheimer. Infatti questa malattia non compare in persone attive, anche dopo che queste sono da anni fuori dal mercato del lavoro e della competizione.
Bisogna considerare che il Glut 3 trasporta il glucosio nel sangue, non solo in funzione dell’attività che svolgiamo, ma anche seguendo i picchi glicemici generati da un’alimentazione fallace e purtroppo, soprattutto negli anziani, dai livelli alti del cortisolo.
Finché gli Atp prodotti sono consumati da un intensa attività celebrale, riduciamo le score acide (lattato), permettendo la riattivazione del glutatione. Al contrario nelle persone anziane che non usano più costantemente il cervello (pochi o zero interessi, senza amici, attività ludiche abbandonate) aumenta sensibilmente l’acidosi del tessuto cerebrale ed il glutatione è disattivato. In tali contesti il morbo di Alzheimer fa la sua comparsa, trasformandosi in pochi anni, nel grande attore che sconvolge la vita di chi ne è affetto e di coloro che dovranno occuparsene.
Produzione eccessiva di istamina una delle cause del Morbo di Alzheimer
Un altro elemento che la scienza ritiene responsabile della comparsa di questa malattia è l’istamina. In effetti nei malati del morbo di Alzheimer si riscontra un eccesso di questa ammina ed un’alterata capacità da parte dei neuroni di rilascio sinaptico. Sostanzialmente l’istamina agisce con due differenti azioni: aumentando la permeabilità della barriera ematoencefalica e influenzando il sistema di produzione istaminico dei neuroni.
La barriera ematoencefalica è costituita da cellule endoteliali legate tra loro da giunzioni cellulari occludenti (dette tight junction) che realizzano un endotelio continuo e non fenestrato (a differenza di quelli presenti nel resto del corpo che sono fenestrati). In questo modo impediscono il passaggio di sostanze che potrebbero danneggiare i neuroni. Infatti nel resto del corpo, a seguito di una reazione immunitaria, i vasi sanguigni diventano permeabili, lasciando cosi agire i linfociti. La natura ci ha messo a disposizione una barriera molto efficiente per evitare, ad esempio, infiammazioni nel cervello. Purtroppo l’eccesso di istamina causa, al contrario, una vasodilatazione delle vene e delle arterie del cervello, rendendo la barriera ematoencefalica più permeabile, consentendo così l’accesso alle citochine infiammatorie, alle cellule del sistema immunitario e alle sostanze inquinanti che, globalmente, danneggiano i neuroni.
Grazie al sistema di produzione istaminico i neuroni hanno la capacità di produrre l’istamina (essa funge anche da neurotrasmettitore), utilizzata per aumentare l’eccitabilità delle cellule nervose (segnali chimici più veloci). Esiste un sistema per inibire la produzione di tale ammina (quando è in eccesso) da parte del neurone stesso, che possiede un recettore (H3). In caso di eccesso di istamina, il neurone smette di produrne altra.
Nuove ricerche confermano che l’eccessiva presenza di tale ammina, a lungo andare, modifica questo autocontrollo. Esiste un gene legato al sistema dell’istamina (Psen1) che una volta alterato, induce la scissione anomala della proteina precursore dell’amiloide (proteina che si accumula nel cervello dei malati di Alzheimer).
Ricorderete che il responsabile principale della produzione eccessiva di istamina da parte del nostro corpo è la disbiosi intestinale e che la stessa, è promossa dal consumo di carboidrati (amidi e zuccheri).
L’integrazione può essere un valido aiuto per contrastare l’insorgenza del morbo di Alzheimer o rallentarne la progressione.
1) Integrare con i seguenti micronutrienti per contrastare la produzione di radicali liberi nei neuroni.
- L’acido alphalipoico svolge l’importante funzione di rigenerare il glutatione (senza il bisogno del Nadph), le vitamine C ed E ed il coenzima Q10 . La sua piccola dimensione che gli permette di attraversare la barriera ematoencefalica, contrastando i radicali liberi presenti nei neuroni.
- La curcuma, secondo molti studi scientifici è risultata molto efficacie nell’aiutare il sistema immunitario ad eliminare le placche di beta amiloide. Inoltre è un potente antiossidante.
- L’epigallocatechina gallato ha dimostrato di proteggere i neuroni dal morbo di Alzheimer come il Parkinson e l’Alzheimer.
- Il resveratrolo è un potente antiossidante che riesce a contrastare la formazione dei radicali liberi all’interno dei neuroni.
- Il picnogenolo ha dimostrato di essere molto efficacie nell’inibire la formazione dell’anione superossido (radicale libero) all’interno dei neuroni, in quanto attraversa la barriera ematoencefalica.
2) Diminuire la secrezione del cortisolo, perchè la sua presenza aumenta la quantità di glucosio nel sangue.
Elenco dei nutrienti necessari: cordyceps sinensis, schisandra, tribulus terrestris, ginseng, teanina, rhodiola rosea, magnonolo e onochiolo, tirosina, fosfatidilserina, melatonina, vitamina D.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “L’ipercortisolemia e l’integrazione”.
3) Diminuire la quantità di glucosio nel sangue, perchè il diabete e l’iperglicemia sono considerati i fattori più rilevanti del morbo di Alzheimer.
Elenco dei nutrienti necessari: curcuma, resveratrolo, epigallocatechina gallato, cannella, taurina, glutammina, carnitina, arginina, potassio, magnesio, manganese, vitamina D, vitamina B1, cromo.Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “Il diabete e l’integrazione”.
4) Contrastare la produzione di radicali liberi in modo da evitare la distruzione dei neuroni e il conseguente Morbo di Alzheimer.
Elenco dei nutrienti necessari: esperidina, picnogenolo, quercetina, resveratrolo, epigallocatechina gallato, chiodi di garofano, origano, cannella, pepe nero, curcuma, taurina, N-acetil cisteina, molibdeno, selenio, cromo, coenzima Q10, acido alphalipoico, vitamina E, vitamina C, vitamina A.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “Il tumore e l’integrazione”.
5) Contrastando le malattie dell’intestino quali la disbiosi, la Sibo e la permeabilità intestinale, visto che generano infiammazione cronica e promuovono la produzione di cortisolo (e della glicemia).
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina B9, chiodi di garofano, origano, zenzero, cannella, pepe nero.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “Le malattie intestinali e l’integrazione”.
6) Contrastare l’infiammazione cronica del nostro corpo vista la diretta correlazione tra questo stato patologico e il morbo di Alzheimer.
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina D, omega 3, potassio.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo “L’infiammazione cronica e l’integrazione”.